Latte caldo e gelosia contro il raffreddore

Cammino per la strada e lo stomaco borbotta, un passo dopo l’altro.
Sarà fame? Influenza?
Mi guardo intorno ma le persone mi sfiorano appena con lo sguardo, e procedono sbuffando sulle loro rotaie.
Non si sente il gorgoglio?
Siete sordi?
Continuo a marciare per il centro città con una mano sulla pancia, mentre qualcosa lentamente striscia su dallo stomaco, trachea, esofago, laringe e faringe.
Arriva in gola. È amara.
Con una mano sempre fissa sul ventre e l’altra sulla bocca, ti mando amorevoli accidenti mentre mi racconti di qualcun’altra.
“Maledetto!”
Sempre più l’amaro in bocca
“Scellerato!”
Ormai ha preso tutti i denti e sale alle orecchie.
“Porco!”
Persino gli occhi sono avvelenati.
Le ciglia sono impiastricciate, il naso è ormai irriconoscibile, i capelli sono zuppi.
Poi sempre più su: l’amaro forma una nuvola densa sopra la mia testa
..e in un momento:un tuono.
Serro le labbra, levo le mani, e la nuvola si apre.
Piove gelosia e mi bagna dal capo fino ai piedi, gelosia melensa, compatta, scura, scivolosa.
“Sono Gelosa!”
“..E fradicia!” mi dice un passante che cammina svelto e mi guarda con distratto divertimento.
Sfrego le mani attorno alla pioggia che mi bagna fino a formare una pallina di gelosia appiccicosa, e gliela lancio.
Gli cade il cappello e si sporca il naso.
Raccoglie la Gelosia, prende la mira sbagliata e ricambia il lancio. Colpisce una signora tutta impellicciata.
É guerra.
Tutto il centro cittadino inizia a tirarsi palle di Gelosia, i bambini strillano e zompettano di gioia. Prendono carote e bottoni per fare pupazzi gelati di Gelosia che generosamente produco senza volere.
Ormai tutto è sommerso: nuotiamo in un mare di melassa emotiva, senza lasciarla colare giù per i tombini, senza nemmeno pensare agli accidenti di quei poveri cristi che tra due ore dovranno pulire le poche cose che questa infame gelosia non si sará mangiata.

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