14 agosto 2015
Tutte le volte che lascio troppi mesi in balia di pagine bianche, non so mai da che parte ricominciare a scrivere.
Mio padre mi ha sempre detto che gli anni sono un’invenzione che non ci appartiene: la vita dell’uomo si misura in mesi.
Forse è una concezione della vita un po’ epicurea, ma sono d’accordo.
Magari solo perchè è mio padre.
Vivere degnamente mille mesi è il più grande desiderio che lui abbia mai espresso.
In questo periodo da pagina bianca i momenti di cui avrei voluto scrivere non sono mancati, ma le parole erano dispettose, non s’infilavano, e alla fine le fotografie che volevo tradurre in caratteri si sono sbiadite.
Si sono accumulate, e sono diventate un groviglio di nodi che non riesco più a slegare.
Oggi scrivo per celebrare i miei 226 mesi e la notte di Ferragosto.
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Sono passati 30 mesi da quella notte, e altrettante pagine bianche.
E’ il 12 febbraio 2018, e io sono seduta davanti allo stesso pc, con lo stesso deposito di fotografie cerebrali che ho lasciato andare al macero da un anno a questa parte.
Oggi compio 256 mesi, e lo faccio sotto una neve sottile che resiste da ore e che, come un soldato, si nasconde in una luce pallida, mortale.
Questo è un messaggio di pace verso le mie parole.
Mi hanno abbandonato e sono sola e impotente senza di loro.
Vi curerò.
Tornate da me.