Per girare l’Italia non c’è mai tempo

-Che faccio, mi siedo?
-No, no! La troveremo prima o poi questa benedetta chiesa.
Mamma è in versione guida turistica e vuole trovare a tutti i costi La chiesa. Infatti per quanto ci provi non riesco a sedermi. Si vaga sbagliando strada innumerevoli volte per raggiungere San Pietro, che io dall’alto della mia ignoranza associavo solo a Roma. E invece no, Giancarlo dell’agriturismo (che ormai è quasi un nome proprio) ci ha fatto scoprire la San Pietro di Perugia.
Forse.
-Ancora 15 minuti di saliscendi e ci siamo.
San Pietro nasconde il suo campanile dietro alle alte porte etrusche della città. Andiamo a vedere una delle chiese con più opere d’arte al mondo. Ce l’ha raccontata Giancà, la storia: dopo una ribellione repressa nel sangue dallo stato pontificio, i benedettini hanno accolto e salvato gli insorti sopravvissuti nella loro chiesa perugina. Si vede che tra gli insorti c’erano tanti pittori, perché Giancà dice che tutti quei quadri li hanno regalati loro ai Benedettini, in segno di riconoscenza.
Un po’ al limite della leggenda, ma è una bella storia. Giancarlodellagriturismo mi sembra un uomo pieno di belle storie. Ne ha raccontate così tante questo weekend.
Quando si entra nella chiesa, bisogna camminare quasi fino all’altare e voltarsi verso la porta d’ingresso: si vedrà un quadro enorme e piuttosto caotico. Vi è un sole a sinistra e una luna a destra, immersi nelle figure disordinate di uomini in battaglia, con un’alone scuro intorno ad essi. Guardandolo dall’altare, le figure si confondono e restano solo la stella e il satellite, come due occhi, a formare uno sguardo cupo e cattivo.
Giancà ci ha raccontato che nel medioevo i Signori si dimenticavano spesso di pagare gli artisti che chiamavano a corte. Questi si incazzavano e si vendicavano nascondendo nei dipinti delle ‘oscenità’, come lo sguardo del diavolo di San Pietro.
Mi fa sorridere pensare a queste vendette artistiche, che ai tempi probabilmente venivano comprese solo dagli artefici stessi.
Perugia mi ha deluso, me l’immaginavo più bella.
Però sono contenta, perché finché le cose non si conoscono non si possono giudicare. Adesso posso dire che per me Assisi è più bella di Perugia e che Bevagna è un paese interessante. L’Umbria faceva parte di quell’Italia che non ho mai visto. Paradossale come io abbia girato più la Spagna che il mio stesso Paese, in un certo senso divertente: forse si preferisce fare i turisti nei posti dove si sente di appartenere di più. O forse, senza tanta poesia, è solo un caso.
Vorrei che in ogni posto ci fosse un Giancà pronto a raccontarmi tutte le storielle che vuole mentre faccio finta di crederci come una pera, ma che sotto sotto mi fanno pensare per davvero.