Seduta su un divano di pelle nera, a lato della pista. Le gambe sono stanche e si lamentano, sono quasi le 4 di notte e dopo aver ballato per tre ore consecutive, concedo loro un momento di tregua.
Seduto alla mia destra c’è Diego, vestito da sceicco e stanco come me; di fronte, Francesca e Titto saltano agitando le mani, ballano vicini e cantano, mimando le parole di una canzone che non conosco. Di fianco a loro Rebecca e Lorenza ridono e muovono i capelli contagiate dall’allegria del momento. Mattia ci sta raggiungendo dal centro della pista, ha una parrucca grigia in testa e cammina verso di noi con una mossa alla Saturday Night Fever e un sorriso grande quanto tutta la sala.
Mi avvicino a Diego e gli dico: “Vorrei fare una fotografia a questo momento”.
Non credo che capisca.
Per un attimo ci ho pensato, di tirare fuori il telefono e scattare davvero l’immagine di quel momento, ma mi sono presto resa conto che tutto quello che vedevo in quei 2 minuti di canzone, dentro una foto non ci poteva proprio stare.
Mi rende così felice sapere di non poter fotografare tutto, che ci siano momenti così importanti da non poter essere fermati. Uno ci pensa, e si dice “Adesso premo il pulsante e me lo ricorderò per sempre”, poi arriva il momento, quello da fotografare, arriva e semplicemente dice di no. Dice che non si può, che se davvero è così speciale bisognerà fare lo sforzo di ricordarselo da sè. Senza smartphone o carta lucida.
Io sto qui, seduta sul divano di pelle nera, la musica suona forte e penso che non li posso proprio fotografare i miei 18 anni.
Anche se sono così belli.
(La foto che allego a questo post sembrerebbe quasi una contraddizione. Invece è solo una foto.
Un momento della serata che non sarebbe mai potuto essere speciale come quello che non sono riuscita ad afferrare.)
Ehi uffa, guarda che non sono mica stupido c’è…
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