Forse quello che sogno rimane impresso indelebile su carta da lettere, come un alone rosso, il sigillo di un bacio epistolare.
I miei sogni vengono scritti con parole mancanti e infilati in una busta. La chiudo passando la lingua sul suo lembo bianco, ma questa rimane sempre tra le carte non imbucate, perché i miei sogni sono fitti sciami di moscerini che si disperdono al primo gesto della mia mano nell’aria.
Seguono il flusso del vento serale e solo a volte tornano a posarsi dentro al mio orecchio.
Ronzano cattivi e io mi tengo le mani sulla fronte calda sperando che in fretta cambino sogno, cambino orecchio.
Ronzano tanto forte che mi trovo costretta in un altro fastidioso bacio a questa carta ruvida che mai sa lasciarmi quieta.
Sogno viole, lucciole e crisantemi.
E poi, più niente.
La mia mano si alza. I moscerini sono dispersi nella calda sera della mia latitudine e la mia mente tace, appena sveglia e stropicciata, dubbiosa e fidente nell’aver tutto mal compreso e interpretato.