Se è vero che il cuore nel petto é come pesca intatta il mio frutto è stato tagliato a metà: due enormi spicchi grondanti di succo acidulo per sfamare i bambini più difficili.
La pesca crepata di chi non può avere pace, di un animo sempre in fuga da braccia esili che nulla stringono e che cadono molli lungo i tuoi fianchi. Di un’anima fragile che mal si dosa, che non si protegge.
Una pesca rotta dalla troppa calura.
Sputeró il nocciolo del mio cuore marcio e cercheró un posto nella terra morbida per seppellirlo.
Spero che questa terra mora lo divori e lo digerisca, che lo rigetti solo a tempo debito, sbocciando in un altro germoglio tra qualche primavera.
Oggi è inverno, la terra è gelata: il petto non può più contenerlo e il suolo non lo accoglie e questo maledetto nocciolo, inutile e secco, resta in attesa sulla mia lingua,
grattandomi a sangue la gola.